Covid-19 oggi: storia di un pasticcio all’italiana!
Posted 2 luglio 2022
on:L’informazione, oggi più che mai, è un mondo complesso che ogni giorno entra nelle nostre vite, lanciando messaggi più o meno evidenti che, volenti o nolenti, molte volte influiscono sulla nostra percezione delle realtà.
Così ci sono notizie preoccupanti che già al momento in cui vengono lanciate, hanno la “soluzione” pronta in tasca (così si hanno più mi piace, click e condivisioni!). Altre, invece, che vengono omesse nonostante magari abbiano una rilevanza per molte persone (altrimenti poi il consenso scende!). Altre ancora che, a secondo del momento, lanciano messaggi distensivi o allarmanti (così si tiene la corda tirata e si fa sempre in tempo a invertire la rotta!). Entrare nel perché e del per come di questo fenomeno è come entrare in un ciclo senza fine dove è difficile se non impossibile capire causa e effetto. Il classico cane che si morde la coda o il loop di anglofona evocazione.
Nell’ultimo trimestre per quanto riguarda l’informazione di massa legata al Covid siamo passati da “ormai è finita, è solo questione di tempo per allentare definitivamente tutte le misure restrittive” a “ci risiamo nuovamente, non dovevamo abbassare la guardia. Ripiomberemo nelle limitazioni che hanno caratterizzato gli ultimi due anni, è evidente!”
Politici, virologi, esperti veri e dell’ultimo secondo (le ferie sono ferie anche per gli esperti di comparsate tv!)… tutti di nuovo alla ricerca di spazio.
In mezzo a questa confusione c’è un’unica certezza: la gente si è stancata e tende a fare come meglio crede, in base ad esperienze avute, convinzioni personali o suggerite da medici di fiducia. Allora ci sono coloro che già ai tempi del lockdown sostenevano che il Covid era poco più di un’influenza che ridicolizzano chi ancora va in giro con la mascherina e coloro che invece non sono convinti per niente che tutto sia finito e la mascherina la portano ancora.
In tutto questo, l’informazione italiana che fa? Poco. Si limita spesso a seguire l’onda del momento o meglio l’impronta che a livello centrale e governativo di volta in volta viene data.
Ma i numeri dei casi positivi e dei ricoveri oggettivamente risalgono e non solo perché lo dicono i bollettini ufficiali, ma perché tra parenti, amici e conoscenti aumenta la frequenza con cui ad una proposta fatta si riceve la risposta “non posso venire perché ho fatto il tampone ed è positivo”. Tutti ormai sappiamo bene che, oltre ai dati ufficiali, i tamponi fai da te sono all’ordine del giorno e di loro ovviamente non ce n’è traccia.
E qui c’è il corto circuito: se i numeri ricrescono cosa bisogna fare? Un’informazione critica dovrebbe ragionare su questo aspetto ed “aiutare” e pungolare chi prende decisioni in nostro conto sulla necessità ormai improcrastinabile di sciogliere il nodo che ormai da troppi mesi è tenuto “nascosto” o meglio “fermo in un angolo”.
Se il Covid è diventato poco più di un influenza, perché non eliminare definitivamente l’isolamento e il tracciamento?
Se il Covid, invece, non è poco più di un’influenza perché continuare a lanciare il messaggio che “va tutto bene madama la marchesa”?
Nella Regione Lazio il numero dei casi positivi ed in isolamento domiciliare è tornato ai livelli di Dicembre 2021, gli stessi di febbraio ed aprile 2022…. numeri quasi raddoppiati rispetto ai dati dell’autunno del 2020 e del 2021. Anche se si guardano i ricoveri la situazione è similare: i dati attuali sono gli stessi di maggio scorso, gli stessi della fine novembre del 2021 e di ottobre 2020.
E’ arrivato il tempo di decidere cosa fare…nel rispetto di tutti! Perché Settembre è alle porte e suonerebbe davvero strano fare andare in classe i bambini con più di 6 anni con la mascherina quando per esempio a lavoro la misura è ormai da tempo non più obbligatoria! Come direbbero a Napoli… Ccà nisciuno è fesso!
Sara Pulvirenti
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